La Nostra Bellissima FANO.

Fano la città della fortuna. (Fanum Fortunae)

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« E fa saper a' due miglior di Fano
a
messer Guido e anco ad Angiolello,
che, se l'antiveder qui non è vano,
gittati saran fuor di lor vasello
e mazzerati presso a la
Cattolica
per tradimento d'un
tiranno fello»

(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, canto 28 - versi 76-81)

 

Fano

è un comune italiano di 63.990 abitanti della provincia di Pesaro e Urbino nelle Marche.

La città, famosa per il suo carnevale, il più antico d'Italia , conta 63.990 abitanti, ed è quindi la terza città per popolazione nella regione Marche, dopo Ancona e Pesaro.

 

Geografia fisica

Fano è circondata a nord-ovest dalle colline che degradano dolcemente in prossimità del torrente Arzilla. La città risulta, seppur lievemente, sopraelevata rispetto al livello del mare (Arco di Augusto altitudine 17 m ). Il litorale si suddivide in Lido e Sassonia, entrambi con coste basse e sabbiose. A sud è presente la cosiddetta "Piana del Metauro", una delle poche aree pianeggianti delle Marche, che si espande anche all'interno per alcuni kilometri. La costa meridionale si suddivide in Torrette, Ponte Sasso e Metaurilia, quest'ultima fondata dopo un'opera di bonifica del territorio nel 1938, arrivando a comprendere anche parte dell'abitato di Marotta.

 

Clima

I dati climatici locali vengono registrati dalla stazione meteorologica di Fano.

Fano, secondo la Classificazione di Köppen è compresa nella zona climatica D (clima boreale) mentre secondo la classificazione climatica dei comuni italiani appartiene alla zona E, mentre per quanto concerne la classificazione sismica appartiene alla zona 2: sismicità media.

 

Storia

Di antica origine umbra, divenne poi possedimento romano, conosciuta come Fanum Fortunae, nome che rimanda al "Tempio della Fortuna", probabilmente eretto a testimonianza della battaglia del Metauro: era l'anno 207 a.C. e le legioni romane sbaragliarono l'esercito del generale cartaginese Asdrubale, uccidendone il condottiero che, dopo aver varcato le Alpi con gli elefanti da guerra, intendeva ricongiungersi al fratello Annibale.

La città di Fano conobbe un notevole sviluppo durante il dominio romano grazie alla sua posizione strategica sulla via che congiungeva la valle del Tevere alla Gallia Cisalpina. Nel 49 a.C. Gaio Giulio Cesare la conquistò assieme a Pesaro, dando così inizio alla Guerra Civile contro l'antagonista Pompeo.

Solo successivamente Cesare Ottaviano Augusto dota l'insediamento di mura di cinta (ancora parzialmente visibili), elevando l'insediamento allo stato di colonia romana col nome di Colonia Julia Fanestris.

Alcuni secoli dopo, nel 271 d.C., si svolse nei suoi pressi la Battaglia di Fano che segnò la fine del tentativo degli Alemanni di raggiungere Roma, sconfitti dall'imperatore Aureliano.

Durante la Guerra gotica del VI secolo, a causa alla sua posizione nei collegamenti tra nord e sud Italia, venne assediata e devastata dagli Ostrogoti di Vitige (538) e poco tempo dopo ricostruita dall'esercito bizantino di Belisario e Narsete.

 

Successivamente entrò a far parte della Pentapoli marittima (Rimini, Pesaro, Fano, Senigallia, Ancona) di cui era a capo. Subì successivamente l'occupazione dei Longobardi e dei Franchi, fino a quando Ottone III non la donò a papa Silvestro II. Nel XIII secolo Fano si costituì comune; nel secolo successivo fu per un breve periodo sotto il dominio estense, dopo di che fu dilaniata dalla lotta intestina tra due famiglie: i del Cassero e i da Carignano.

Alla fine del XII secolo la città passò sotto il dominio Malatesta di Rimini, grazie ad un complotto ordito da quest'ultimi contro le due famiglie rivali. La famiglia Malatesta rimase al potere nella città fino al 1463, quando Sigismondo Malatesta dovette lasciare Fano al duca di Urbino Federico da Montefeltro dopo un lungo assedio, nel corso del quale fu danneggiato l'Arco d'Augusto, simbolo della città. La popolazione si rifiutò di entrare a far parte del Ducato di Urbino e perciò divenne vicariato ecclesiastico.

Durante l'occupazione napoleonica dello Stato Pontificio fu saccheggiata e gravemente bombardata dall'esercito del Bonaparte.

Partecipò attivamente ai moti risorgimentali con la creazione di governi provvisori.

Durante la prima guerra mondiale (1915-1918) subì numerosi bombardamenti navali austriaci ed anche nella seconda guerra mondiale (1940-1945) trovandosi sulla Linea Gotica subì numerose incursioni aeree alleate miranti alla distruzione dei suoi ponti ferroviari e stradali e, da parte dell'esercito tedesco in ritirata, la distruzione di quasi tutti i suoi campanili (tranne quelli di S. Francesco di Paola e di San Marco), della torre civica, del mastio della rocca malatestiana e del suo porto peschereccio, ritenuti dal nemico infrastrutture sensibili da non lasciare nelle mani degli alleati.

 

Arco di Augusto

L'arco d'Augusto, da sempre simbolo della città di Fano, fu in epoca romana la principale porta d'accesso alla Colonia Julia Fanestris, dedotta dall'imperatore Augusto Fanum Fortunae (tempio dedicato alla Dea Fortuna). È presumibile che nella Fanum Fortunae esistessero almeno altre due porte: una posta a sud e l'altra, prossima al mare, all'estremità est del decumano massimo. Costruito sul punto in cui la via Flaminia s'innesta nel decumano massimo della città, il monumento si data, tramite l'iscrizione del fregio, al 9 d.C.

(LA)

« IMP. CESAR DIVI F. AVGVSTVS PONTIFEX MAXIMVX COS. XIII TRIBVNICIA POTESTATE XXXII IMP. XXVI PATER PATRIAE MVRVM DEDIT  »

(IT)

« L'Imperatore Cesare Augusto figlio del divo Giulio Cesare, Pontefice massimo, Console XIII volte, Tribuno XXXII volte, Imperatore XXVI volte, Padre della Patria edificò le mura  »

 

Questa è l'iscrizione ricavata a grandi caratteri scolpiti nella pietra, in cui probabilmente alloggiavano lettere in bronzo. Realizzata esternamente in blocchi squadrati di pietra d'Istria, l'Arco si articola in due fornici laterali minori e un fornice centrale maggiore: la chiave di volta di quest'ultimo e decorata con una rappresentazione d'animale oggi non più riconoscibile. Il corpo base, ancora ben conservato, sosteneva una seconda struttura, ormai andata perduta, che ne costituiva l'attico costituito da un porticato in cui si aprivano sette finestre arcuate separate da otto semicolonne. Da notare che, nonostante il nome con cui è conosciuto, tecnicamente non si tratta di un "Arco", ma di una "Porta".

 

Mura

Volute dall'imperatore Augusto nel grandioso progetto di monumentalizzazione della città e completate nel 9 d.C., le mura si conservano ancora oggi per circa i due terzi del circuito originario. La cinta si dirige a nord-ovest dalla porta di Augusto fino a raggiungere la quattrocentesca Rocca Malatestiana. La cortina muraria e realizzata in conci di pietra arenaria disposti a filari orizzontali (opus vittatum) con un riempimento interno di malta e scaglie di lavorazione ed e intervallata a spazi regolari da otto torri cilindriche, in origine dodici.

 

Porta della Mandria

Circa a metà delle mura romane si apre una porta minore di accesso alla città detta porta della Mandria dato che nel passato vi pascolavano le greggi. Aveva la funzione di consentire alla Flaminia di uscire dalla città per dirigersi a nord e raggiungere Pisaurum.

 

Cardo e Decumano

Nella pianta attuale della città di Fano e ancora evidente: il decumanus maximus (attuale via Arco d'Augusto), prosecuzione urbana della strada consolare Flaminia, ed il cardus maximus ad esso perpendicolare, rintracciabile in parte tra l'attuale Corso Matteotti e la parallela via Nolfi. All'incontro di questi assi stradali si troverebbe il foro. Ai due assi stradali principali si affiancano, a distanze regolari, decumani e cardini minori.  

Flaminia

Fu voluta dal Console Flaminio, da cui prende il nome, e resa stabile attorno al 223 a.C. Congiunge Roma a Rimini e probabilmente segue per lunghi tratti antiche strade protostoriche umbre. Solo i punti del tragitto più "difficili" venivano lastricati, mentre gli altri erano brecciati. A Fano la Flaminia entrava in città dall'Arco di Augusto e giunta in centro ripartiva per Rimini uscendo dalla Porta della Mandria (dietro il monumento ai caduti).

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